Sintesi e Sintetizzatori
Pubblicato il 14/06/2022
Registrare un sintetizzatore mantenendo o migliorando le caratteristiche del suono che genera potrebbe sembrare una cosa semplice.
Registrare un sintetizzatore mantenendo o migliorando le caratteristiche del suono che genera potrebbe sembrare una cosa semplice.Basta collegare le uscite del synth all’ingresso della interfaccia audio e il gioco è fatto.
Sebbene non ci sia nulla di sbagliato nel procedere come appena detto, ci sono alcuni aspetti da considerare che potrebbero avere effetti rilevanti sul risultato.
Vediamoli insieme.
Abbiamo parlato in generale di connessioni tra sistemi in un post dedicato un po’ di tempo fa. Questa volta approfondiamo il tema focalizzandoci sui sintetizzatori.
Questi sono dotati di un’uscita a livello Line (quindi a +4dBu nominali) che può essere mono o stereo, bilanciata o meno.
Il modello teorico (e semplificato) a cui si può fare riferimento è quello della figura che segue:
Il generatore che troviamo sulla parte sinistra (Vg) e la sua impedenza interna (Zg) rappresentano il nostro sintetizzatore.
Lo stadio di ingresso del sistema che segue (rimaniamo, per ora un po’ generici) è modellato dall’impedenza Zi.
La tensione che si misura nello stadio di ingresso (che chiameremo Vi) è legata certamente a quella del sintetizzatore ma dipende anche dai valori delle impedenze. In particolare si trova che (fidatevi):
Vi = Vg*(Zi/(Zg+Zi))
Se considerate che tutti i sintetizzatori hanno una impedenza di uscita (Zg) e tutti i sistemi che ne ricevono il segnale hanno un’impedenza di ingresso (Zi) è facile capire che ci sarà sempre una modifica al segnale in uscita del sintetizzatore qualsiasi sia il sistema a cui questo si connette.
Questa differenza sarà tanto maggiore quanto più l’impedenza di uscita del synth (Zg) è grande rispetto a quella di ingresso del sistema successivo (Zi). Più è piccola Zg e più il rapporto tra parentesi della formula tende a 1. Quando il rapporto è pari a 1 si ottiene (fidatevi ancora, ma qui è più facile):
Vi = Vg
Sottolineiamo ancora che questa è una condizione ideale che mai si verifica nella pratica.
La situazione si complica notevolmente se consideriamo che:
L’insieme di tutti questi fattori fa sì che la semplice connessione diretta all’interfaccia audio potrebbe non essere la soluzione migliore perché potrebbe portare a modifiche, anche sostanziali, del segnale generato dal sintetizzatore.
Per questa ragione, anche per i synth, l’impiego in tracking di preamplificatori adeguati deve essere presa in considerazione per realizzare una registrazione di qualità.
Il timbro di un sintetizzatore è, in generale, molto complesso e con caratteristiche che variano notevolmente nel tempo.
Anche un semplice segnale monofonico può essere ricco di basse frequenze, di medie o di alte in funzione della posizione dei controlli di cutoff e resonance del filtro.
Questi possono essere modulati (e questo altera la composizione spettrale) e possono derivare da generatori a loro volta modulati in frequenza o ampiezza.
Le note possono variare sull’intero range ammissibile e la combinazione di sequenze ed inviluppi con attacchi lenti o rapidi aggiunge ulteriori cause di variazione.
La polifonia moltiplica questa variabilità e la multitimbricità la eleva all'ennesima potenza.
In questo caso è opportuno collegare il sintetizzatore a preamplificatori che hanno nella fedeltà e velocità di risposta i loro punti forti.
Questi preamp devono avere:
Se l’obiettivo è la fedeltà di riproduzione il collegamento da preferire è quello Line bilanciato.
Rientrano in questa categoria preamplificatori quali Millenia HV-3C, Neumann V-402, e Cranborne Audio Camden 500 (senza Mojo).
L’elenco non è, ovviamente, esaustivo e molti altri modelli possono far parte di questa categoria.
A volte può essere necessario, invece, aggiungere qualcosa al segnale del synth o per eventuali debolezze espressive o per aggiungere personalità ed efficacia alla traccia.
In questo caso le alternative sono molte.
La più semplice è quella di collegare l’uscita del synth all'ingresso ad alta impedenza (HiZ). Abbiamo detto più sù che se Zi è alta le cose tendono a migliorare.
L’impedenza nominale di uno stadio HiZ è 1 MOhm. Quella di un ingresso Line è 10 KOhm. La differenza è quindi rilevante (HiZ è 100 volte Line).
Si consideri poi che le variazioni delle impedenze con la frequenza non sono le stesse tra i due ingressi e vale quindi sempre la pena di provare per capire se il gioco vale la candela.
Altro modo è quello di utilizzare preamplificatori colorati e, magari, con trasformatori negli stadi di ingresso e/o uscita.
In questo caso la scelta è molto ampia.
Citiamo, anche qui senza la pretesa di essere esaustivi, Tierra Audio Lava preamp, SSL Alpha Channel e API 512v.
I preamp colorati consentono di aggiungere armoniche al suono ripreso e di impartire la loro personalità al risultato. La scelta può essere utile in vari contesti e, in generale, per supportare al meglio i desiderata degli artisti.
Un ulteriore passo avanti verso la ricerca della personalità si può ottenere utilizzando intere channel strip che possono essere quelle della console dello studio o sistemi dedicati.
In questo caso, oltre alla saturazione del preamp, è possibile intervenire sul contenuto in frequenza del segnale con l’equalizzatore a bordo e sulla dinamica attraverso il compressore.
Qualche tempo fa siamo riusciti a rivitalizzare in modo particolarmente efficace il suono di un Korg Minilogue (non certo famoso per la sua personalità) con la channel strip dello SSL SiX che, nonostante abbia preamp molto puliti, è riuscita a dare quel tocco in più grazie alla combinazione di equalizzatore e compressore che si è rivelata ottimale per quella situazione.
Anche qui la scelta è ampia e citiamo solo lo API The Channel Strip e il Rupert Neve Designs Shelford Channel in rappresentanza della categoria.
Il timbro complesso e articolato dei sintetizzatori merita un trattamento di riguardo. Come per gli altri strumenti, il corretto impiego di hardware adeguato alla particolare situazione aiuta a migliorare le cose.
Non dimenticate però la possibilità di sperimentare. Proprio con i sintetizzatori sono state tentate strade inusuali con risultati positivi. Si pensi all’utilizzo di amplificatori per chitarra usati come ingombranti distorsori e filtri con particolare impatto sulle medie frequenze.
Pulito o colorato, comunque, registrare il synth rimane una sfida eccitante per le innumerevoli possibilità che ci offre. Provate a misurarvi personalmente e buona musica!
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