Registrazione e Mix

La batteria Jazz al Tube Studio con Francesco Lupi

Pubblicato il 30/01/2023

Qualche settimana fa siamo stati al Tube Studio, a pochi chilometri da Roma, e lì abbiamo incontrato Francesco Lupi

Francesco, musicista e sound engineer, registra e mixa album per il Tube Recording Studio dal 2012. 

Ingegnere del suono in studio e dal vivo, è anche direttore di produzione per il Fara Music Festival e il Sabina Music Summer

Francesco Lupi
Francesco Lupi

Le sue collaborazioni includono: Kurt Rosenwinkel, Lionel Loueke, Enrico Pieranunzi, Francesco Cafiso, Roy Hargrove Quintet, Roberta Gambarini Quintet, Shai Maestro, Kevin Hays, Gilad Hekselman, Jonathan Kreisberg, Kadri Voorand, Fabio Zeppetella, Reuben Rogers, Matt Penman, Greg Hutchinson, Rosario Giuliani, Gabriele Mirabassi, Stefano Di Battista, Dario Deidda, Roberto Gatto, Danilo Rea, Rita Marcotulli.

Premiato in più occasioni dal Referendum Popolare indetto dalla Rivista Jazz It come uno dei migliori 10 fonici Jazz in Italia, ha ottenuto numerosi premi internazionali. Tra questi citiamo il Grammy Estone come miglior album del 2019 con Armupurjus di Kadri Voorand.

L’obiettivo dell’incontro era approfondire i temi relativi alla registrazione e mix della batteria Jazz visto che il Tube Studio vanta, tra l’altro, una solida esperienza in questo ambito come si deduce facilmente scorrendo la pagina degli ospiti del Tube Studio degli ultimi anni.

L’offerta del Tube Studio è ampia e pensata per favorire la concentrazione dei musicisti sul progetto.

La location è in un’area collinare in prossimità di Roma. 

Oltre allo studio propriamente detto sono disponibili aree relax e la Tube House (un loft di 40 metri quadrati con wi-fi, riscaldamento autonomo, e 4 posti letto). 

Tube House
Tube House

Questo consente un ciclo lavorativo continuo dove relax, sessioni di registrazioni e di mix, pause immerse nel verde, pasti serviti durante le pause lavorative, si fondono in un’esperienza unica.

Francesco, nell’incontro, è stato esaustivo e dettagliato nella esposizione del suo approccio alla registrazione e al mix della batteria Jazz. Approfondiamo.

La fase di preparazione e il posizionamento dei microfoni

La ripresa della batteria avviene nella Miles Room, una stanza di 35 mq per tre di altezza  che ha la parete frontale in pietra e il soffitto con diffusori il legno. Questa configurazione fa in modo che la sala sia acusticamente molto viva.

La Miles Room del Tube Studio
La Miles Room del Tube Studio

La prima attività, una volta che il batterista ha sistemato il set, è quella di ascoltare attentamente il suono d’insieme per capire qual è l’interazione tra batteria e ambiente, verificare la presenza di eventuali risonanze da trattare e approfondire l’approccio del batterista sia in generale che nel contesto dei brani che si andranno a registrare.

Eventuali risonanze dannose vanno corrette agendo sullo strumento perché queste saranno difficili da eliminare una volta registrate.

Questa è una fase abbastanza delicata perché l’interazione tra musicista e ingegnere del suono è spostata molto sul modo di percepire il proprio suono da parte del musicista.

E’ il momento in cui il fonico deve far leva sulle sue capacità relazionali per instaurare un rapporto collaborativo in cui i contributi di tutti portino al risultato ottimale.

I microfoni overhead

Il passo successivo è la scelta dei microfoni da usare come overhead. Per questo si fa riferimento all’approccio del batterista e al suo modo di suonare, accordare le pelli e bilanciare il contributo dei piatti rispetto a quello delle pelli.

Quando il risultato finale è spostato sulle alte frequenze si preferisce utilizzare microfoni a nastro. Questo può succedere quando le pelli sono tese e/o quando l’utilizzo dei piatti è preponderante.

In queste situazioni la scelta cade su microfoni Coles o sE Electronics RNR1 (in cui si trova lo zampino di Rupert Neve).

Per situazioni più equilibrate (in termini di contenuto in frequenza) Francesco utilizza una coppia di Schoeps MK4 cardioidi che risultano ottimali nella restituzione dei transienti e sono particolarmente funzionali alle caratteristiche della Miles Room.

Il posizionamento attento degli overhead è chiave perché fornisce la base del suono della batteria su cui lavorare con i microfoni di prossimità.

La messa in fase rispetto al rullante viene effettuata basandosi sulle distanze ma anche sull’ascolto e analisi delle riflessioni e delle possibili cancellazioni di fase che queste, eventualmente, comportano.

I microfoni di prossimità

Una volta collocati gli overhead si passa ai microfoni sulle pelli e lo Hi Hat.

La scelta preferenziale su tom e timpano è il Senhheiser MD421

Sul rullante, dopo una lunga ricerca, Francesco ha trovato la soluzione ideale con un microfono dinamico degli anni ‘70. Un Revox M3500 preso fidandosi dei commenti trovati sul web è diventato la prima scelta grazie alla sua capacità di restituire correttamente il timbro di questo strumento così complesso.

Grazie alla vivacità della sala di ripresa non è necessario riprendere la cordiera.

La cassa, nel Jazz, ha sempre la pelle risonante chiusa. La ripresa è affidata a due microfoni. Un dinamico AKG D112, per la punta, posizionato verso il bordo della pelle e un microfono a condensatore che può essere, quasi indifferentemente, un Neumann U87 o un AKG C414.

Il microfono a condensatore viene utilizzato per dare corpo al suono e, per questo, è posizionato verso il centro della pelle dove sono più presenti le frequenze basse.

Lo Hi Hat è ripreso con un Sennheiser E914.

La registrazione della batteria jazz

Per procedere alla registrazione tutti i microfoni devono passare per i relativi preamplificatori.

Secondo Francesco l’accoppiata mic-preamp è fondamentale per un buon risultato e ogni microfono dà il meglio di sé con un pre-amplificatore specifico.

La scelta della coppia è legata anche allo strumento da riprendere.

Per gli overhead (e quindi i mic Schoeps) si usano preamp della serie Portico di RND. Questi hanno la capacità di influire quel tanto sui transienti in modo da risultare complementari alla velocità dei microfoni e rendere il risultato finale particolarmente efficace.

I preamp API 512C (serie 500) si usano per il D112 della cassa, per il Revox M3500 sul rullante e per il Sennheiser E914 dello Hi Hat. Per tom e floor tom si ricorre alla coppia Sennheiser MD421 con Telefunken V672.

Francesco preferisce non aggiungere altro outboard in registrazione e usare, casomai, la compressione naturale dei preamplificatori che sono comunque sempre ben spinti per far sentire il loro contributo in termini di armoniche.

Rack di outboard del Tube Studio
Rack di outboard del Tube Studio

Dai preamplificatori si va direttamente al convertitore (senza passare, quindi, per il banco SSL 4000 che fa bella mostra di sé nello studio.

Il mix della batteria jazz

La console entra pesantemente in gioco in fase di mix. L'obiettivo di questo, con riferimento alla batteria, è di trovare il giusto equilibrio tra il suono ripreso vicino alle pelli e quello degli overhead che - normalmente - contribuiscono per l’80% al risultato finale.

Francesco preferisce non usare microfoni per la Room o, comunque, di ambiente perché spesso risultano più fonte di problemi che di valore aggiunto alla timbrica.

il banco SSL 4000
il banco SSL 4000

Tutte le tracce passano attraverso la console SSL 4000 di fine anni ‘80. A volte anche solo attraverso stem sommati e compressi con il G Bus compressor a bordo del mixer. L’automazione del banco non è utilizzata ricorrendo a quella di Pro Tools se necessario questo anche per favorire la velocità di lavorazione tipica delle produzioni odierne.

A volte vengono utilizzati limiter (anche hardware) per evitare di pensare troppo ai volumi e concentrarsi sul timbro giusto.

Qualche dettaglio sulla ripresa degli altri strumenti

Nel Tube studio sono disponibili altre sale per la ripresa di pianoforte, chitarre, voci e altri strumenti. La Duke’s Room (di oltre 40 mq) ospita un pianoforte a coda (Grand Piano Yamaha C7) e consente, se necessario, la ripresa di ensemble.

la Duke’s Room con il piano Yamaha
la Duke’s Room con il piano Yamaha

Altri ambienti sono disponibili per registrare e notevole è la possibilità di soggiornare presso lo studio per sessioni con la musica al centro dell’attenzione.

Per gli altri strumenti sono disponibili vari tipi di microfoni e outboard.

I microfoni Ribera R12 vengono accoppiati con preamp Focusrite Red 8 che (anche a detta del costruttore dei microfoni) rendono particolarmente bene in questo caso.

Neve 1073 LB si usano per i fiati e le chitarre. I Cranborne Audio Camden 500 per suoni puliti o con qualche saturazione quando serve.

E’ presente anche un set di Argentini L97 che, a detta di Francesco, vanno bene per tutto.

Spesso si utilizza anche un Universal Audio 4-710d che ha la capacità di mixare in modo continuo il suono valvolare con quello solid state.

Conclusioni

Concludiamo ringraziando Francesco Lupi per la sua disponibilità e competenza (anche come musicista, essendo lui laureato in Direzione d’Orchestra).

Nel tempo passato in studio abbiamo avuto modo di apprezzare la passione (che traspariva tra le righe del suo racconto) e la volontà di ricercare il meglio per fornire ai suoi clienti un servizio di alta qualità.

Alta qualità che, crediamo, emerge anche dall’approccio e dalle tecniche che abbiamo potuto raccontare in questo post. A presto!

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