Registrazione, Mix e Mastering
Pubblicato il 06/12/2022
La ripresa della voce è un tema che da sempre ha rappresentato una sfida per i sound engineer. I fattori che determinano la riuscita della traccia vocale sono molti.
La bravura del cantante è certamente preponderante ma, subito dopo, arriva il microfono che ha il gravoso compito di tradurre in segnali elettrici le vibrazioni dell’aria sollecitate dal cantante durante la sua performance.
La scelta dipende molto dal tipo di voce che si deve riprendere e dal contesto implicato dal brano. Non è detto che il microfono più costoso sia la scelta migliore anche se, come sempre, a budget elevati corrispondono mediamente prestazioni di alto livello.
Succede però che a volte scelte inusuali possano portare ai risultati cercati dal produttore.
Le possibilità offerte dal mercato sono innumerevoli. In questo articolo vediamo qualche opzione senza la pretesa di essere esaustivi.
Rientrano in questa categoria i dispositivi per i quali non si accettano compromessi nell’intera catena di produzione. Dalla scelta dei materiali al processo produttivo ogni dettaglio è pensato per offrire il massimo della performance.
A questo livello si ricorre praticamente sempre a microfoni a valvola grazie alla loro capacità di restituire, nello stesso tempo, dettaglio e calore. Vediamo qualche esempio.
La versione originale è stata introdotta sul mercato da Neumann nel 1946. La proposta di Telefunken ne riprende le caratteristiche originali in modo maniacale a partire dai componenti principali (capsula, valvola e trasformatore d’uscita).
Dal punto di vista sonoro l’U47 è ben presente sulle medie e con una risposta in basso estesa e caratteristica. Spesso associato ai “crooner” ma capace di offrire prestazioni entusiasmanti con ogni tipo di voce.
E’ costruito con una griglia metallica che contiene la capsula (M7). Il resto del circuito è contenuto in un housing cilindrico di nickel nel quale sono installati, oltre al resto dei componenti, la valvola VF14k (riproduzione dell’originale ormai introvabile) e il trasformatore BV8 (anch’esso nella sua versione moderna).
Nel video che segue riportiamo un esempio di ripresa per una voce soul.
Questo microfono è realizzato utilizzando una lega 2213 invece del più comune Mylar come substrato su cui depositare l’oro della capsula.
La maggiore rigidità del materiale consente di avere un migliore fattore di smorzamento del sistema e, di conseguenza, una rappresentazione ariosa ma delicata delle alte frequenze.
La cosa fa sì che il 251 sia una delle scelte preferite per la ripresa delle voci femminili.
L’alto livello della realizzazione consente comunque una prestazione di alta qualità anche per il resto della gamma audio e quindi i risultati sono ottimi anche con voci maschili.
La valvola utilizzata è la ECC801S e il trasformatore di uscita è un Haufe T14/1.
La prima versione del microfono AKG C 12 è stata introdotta nel 1953. La capsula è la CK12. La valvola è una 6072 e il trasformatore uno U66.
Come gli altri, il C12 funziona bene anche con gli altri strumenti. Con la voce garantisce alte frequenze importanti ma mai fastidiose in grado di restituire la giusta presenza alla sorgente.
Le medie sono chiare e articolate e le basse solide e focalizzate a garantire un bilanciamento corretto della ripresa.
Introdotto nel 1951, il microfono M49 ha rivoluzionato la tecnologia da studio con il suo pattern polare a variazione continua e commutabile a distanza.
Nel corso degli anni, l’M 49 è stato continuamente migliorato: la valvola Hiller MSC2 originariamente installata è stata sostituita dalla valvola Telefunken AC701 e poi dalla AC701k.
Questa e altre modifiche ai circuiti hanno migliorato il rapporto segnale/rumore, la gamma dinamica e l’immunità alle interferenze.
La versione attuale (M 49 V) utilizza lo stesso circuito dell’M 49 c ma con una valvola sub miniaturizzata a rumore ancora più basso.
Nel video che segue un breve confronto di una ripresa vocale fatta con M 49 V e M49 c vintage (oltre che con un TLM 103 di cui parliamo più sotto).
Sul finire degli anni ‘50 del ‘900 si affermano i transistor come componente centrale degli amplificatori audio. Le valvole vengono utilizzate sempre meno e, inevitabilmente, cominciano ad arrivare anche i microfoni con questa tecnologia.
I vantaggi sono certamente il minore consumo di potenza, dimensioni ridotte ed affidabilità.
Dal punto di vista timbrico, però, arrivano le differenze legate alla maggiore propensione del transistor (almeno quello bipolare) all’introduzione di armoniche dispari.
Il transistor ad effetto di campo (FET per gli amici) ha, invece, un comportamento molto più simile alle valvole ed è per questa ragione, preferito ai transistor bipolari (BJT) nella realizzazione dei microfoni a condensatore.
A titolo esemplificativo citiamo i Neumann U47 FET e U87 che fanno appunto uso di transistor FET.
Un altro vantaggio della miniaturizzazione è una sensibile riduzione dei costi che si riducono ulteriormente con il procedere dei progressi tecnologici.
Diventa possibile quindi realizzare microfoni di prezzo più basso e prestazioni che, seppur non raggiungono le vette dei modelli di fascia alta, sono più che adeguate anche in contesti professionali.
Anche per questa categoria vi riportiamo alcuni modelli significativi senza la pretesa di essere esaustivi.
Probabilmente ogni studio professionale è dotato di uno o più U87. Presenta tre diagrammi variabili (omnidirezionale, cardioide e figura ad 8 ) oltre and un passa alto per eliminare l’effetto prossimità ed un attenuatore di 10 db che permette al microfono di lavorare in assenza di distorsione fino a pressioni sonore di 127 dB.
Grande flessibilità d’uso in prossimità o in coppia stereo. Calore e corpo sugli strumenti a corda e fiati. Resa eccellente su pianoforte e percussioni.
Utilizzatissimo nel canto e nel parlato. E’ diventato lo standard negli studi di doppiaggio.
Oltre alle valvole, tra i componenti che alzano il costo dei dispositivi audio ci sono i trasformatori. Questi sono utilizzati negli stadi di uscita per adattare l’impedenza e generare i segnali bilanciati.
Oltre alla loro funzione primaria hanno un notevole effetto sul timbro (a causa della non linearità intrinseca dei sistemi magnetici).
Neumann ha speso parte delle energie dedicate alla ricerca a sviluppare circuiti elettronici che fornissero le prestazioni sonore dei trasformatori senza utilizzarli.
Il risultato è stato la serie TLM (che, infatti, sta per Transformer Less Microphone).
Il TLM49 è il modello specifico per la voce che, utilizzando i circuiti TLM, si propone di ricreare i fasti dello M49 (di cui abbiamo parlato sopra) a una frazione del prezzo.
Il TLM 49 è, quindi, un microfono a condensatore da studio a diaframma largo, cardioide direzionale e una sonorità calda particolarmente indicata per la ripresa della voce.
Il design è ispirato da quello dei leggendari M 49 e M 50 degli anni anni ’50, con le finiture in nickel tipiche Neumann.
Il Sound è simile ai riferimenti anche grazie all’impiego della capsula K47, famosa per la sua risposta in frequenza lineare fino alle frequenze medio-alte con un lieve boost che garantisce una presenza inimitabile Sopra i 2KHz.
La capsula è contenuta e protetta da una larga griglia che occupa tutta la testa del microfono, questa è molto aperta dal punto di vista acustico e non va ad influenzare il suono in ingresso.
Il TLM 103 è il microfono a diaframma largo ideale per tutte quelle applicazioni professionali e semiprofessionali che richiedono il massimo della qualità con il minimo investimento.
Utilizzando la circuiteria priva di trasformatore, il TLM103 raggiunge ottime caratteristiche di basso rumore di fondo e alta pressione sonora sopportata.
La capsula, derivata da quella dell’ U87, con diagramma polare cardioide, è acusticamente ben bilanciata con una leggera propensione ad esaltare le alte frequenze.
Utilizzato con un preamplificatore adeguato può dare buone soddisfazioni.
La produzione in estremo oriente (almeno di alcune delle parti) consente di realizzare microfoni a valvole di buona qualità ma di prezzo abbordabile.
La serie Alkemy di Telefunken si propone proprio questo obiettivo. Mentre i modelli TF47 e TF51 si rifanno ai modelli di fascia alta (rispettivamente U 47 ed ELA 251), il TF29 propone una soluzione originale per la registrazione di voce e strumenti.
Il Telefunken TF29 Coppehead è un microfono valvolare cardioide, evoluzione del CU-29.
Un classico prodotto Telefunken che ha raccolto migliaia di fans grazie alla propria tonalità naturale e senza artefatti e al rapporto qualità/prezzo molto vantaggioso.
La circuiteria del microfono TF29 Copperhead include una valvola 5654W made in America NOS, una capsula in ottone di tipo K67 e un trasformatore premium Lundahl made in Svezia.
Il microfono è caratterizzato da una piacevole naturalezza sulle medie frequenze e una risposta estesa sulle basse. La finitura color rame della griglia e della flangia del connettore spiegano il nick name.
Nel video che segue un esempio di ripresa vocale con il Copperhead.
Può succedere, a volte, che soluzioni pensate per scopi diversi, si affermino sul mercato grazie a caratteristiche particolari.
E’ il caso dei microfoni dinamici Shure SM7B ed Electro Voice RE20 che, pensati per il broadcasting, hanno riscosso un notevole successo per le voci dei generi più moderni grazie alla loro capacità di fornire profondità ed intelligibilità.
Lo SM7B è stato utilizzato per registrare Thriller da Michael Jackson e già questo potrebbe bastare a farne una leggenda.
Lo RE20 deve il suo successo ad un effetto prossimità posto sotto controllo da una soluzione specifica (denominata Variable D).
Lo potete ascoltare in questo video per avere un assaggio delle sue capacità.
Ci sarebbe molto altro da scrivere ma lo spazio è insufficiente. La registrazione è un ambito molto vasto e, la voce, se possibile lo è ancora di più visto che molto spesso è la traccia più importante del brano.
La carrellata proposta è comunque rappresentativa per ottenere buoni risultati a vari livelli di budget e capacità tecniche. Buon lavoro!
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