Registrazione, Mix e Mastering

Come registrare una chitarra elettrica

Pubblicato il 28/06/2022

La chitarra svolge molti ruoli nella musica moderna che variano da quello di protagonista assoluta nel rock a quello di solida base ritmico-armonica nel pop o nel jazz. In questo post vedremo nel dettaglio come procedere per registrare una chitarra elettrica.

L’aspetto principale che va tenuto presente è che il suono della chitarra elettrica è la componente di molti fattori (strumenti, effetti, testata e cassa) e che, dal punto di vista della registrazione, i gradi di libertà sono molti. 

Vediamo come procedere avendo in mente l’obiettivo di riprodurre al meglio quello che si ascolta dallo speaker dell’amplificatore.

Alcuni accorgimenti preliminari

Una buona registrazione parte da un set di strumenti in ottime condizioni. Nel caso delle chitarre si devono tenere presenti gli aspetti di seguito elencati:

  • corde in buono stato. Nuove ma non nuovissime in modo da non compromettere la stabilità dell’accordatura ma avere un timbro ricco di micro-dettagli
  • intonazione dello strumento accurata per avere prestazioni consistenti al muoversi della mano sulla tastiera nei vari registri consentiti dallo strumento
  • cavi di qualità (non servono cavi esoterici) e in buono stato
  • effetti e pedal-board in buono stato e con un assemblaggio accurato
  • amplificatori e casse in buono stato di manutenzione (specialmente nel caso di ampli a valvole)

Il lavoro del chitarrista termina con il suono che esce dal cono del suo amplificatore. Da lì in poi è responsabilità del sound engineer ottenere un risultato adeguato.

I microfoni per la ripresa della chitarra

La chitarra elettrica viene ripresa spesso con una combinazione di microfoni. Ognuno di questi è dedicato a un particolare aspetto e il suono finale viene realizzato sommando in modo opportuno i singoli contributi.

I microfoni che si usano di più sono:

  • Shure SM57: famoso per la sua capacità di far uscire la chitarra dal mix
  • Sennheiser MD421: utilizzato per la sua capacità di essere dettagliato sulle medio-alte senza sacrificare (anzi!) la risposta in basso
  • Sennheiser E906: è un ibrido tra i due su elencati, in grado di far uscire la chitarra dal mix senza avere necessità di ulteriore supporto sulle basse
  • Royer Labs R121: microfono a nastro noto per la sua capacità di avere una risposta in alto chiara ma non stridente
  • Royer Labs R10: versione più economica ma non per questo meno performante del precedente
  • Neumann KM184: suono pulito, uniforme e presente su tutta la gamma
  • Neumann U87: il workhorse degli studi di registrazione, non ci sono applicazioni per le quali questo microfono non possa essere utilizzato
  • Neumann U67: microfono a valvole in grado di riprodurre la chitarra senza enfasi particolari ma con un suono completo. 

Naturalmente è possibile utilizzare molti altri microfoni tra quelli disponibili sul mercato. La scelta dipende dallo scopo e dalla modalità di utilizzo. Ne parliamo nel prossimo paragrafo.

Le tecniche di ripresa

Il suono che ascoltiamo dalla cassa di un amplificatore per chitarra è dato da una combinazione di suono emesso dallo speaker, dalla posizione di questo nella stanza, dalla nostra posizione di ascolto e dalle riflessioni dell’ambiente in cui ci troviamo.

Come sempre succede quando entra in gioco l’apparato uditivo, il risultato è anche frutto dell'elaborazione dei segnali ricevuti dall’orecchio da parte del cervello (le cose sono un po’ più complesse ma crediamo di aver reso l’idea).

I microfoni, da soli, non sono in grado di fare queste elaborazioni e dobbiamo, pertanto, utilizzarli con criteri che sono stati sviluppati in anni di sala di registrazione.

Come immaginate, non basta mettere un buon microfono vicino al nostro orecchio per ricevere le stesse sensazioni dell’ascolto diretto dal suono registrato.

Nel video che segue (by Neumann) trovate una breve introduzione relativa alle basi della ripresa di una chitarra elettrica.

Un fattore importante è la posizione del microfono rispetto allo speaker. Se la capsula è vicina al centro del cono il suono è presente e ricco di acuti. Man mano che ci si sposta verso il bordo (del cono) gli acuti si attenuano e la risposta è più uniforme.

La distanza tra microfono e speaker influenza invece la risposta sulle basse. Più il microfono è vicino più (anche per effetto prossimità) è ricco di basse frequenze.

Nel video che segue (by Neumann) trovate qualche esempio significativo.

Spesso si ricorre alla multi-microfonazione per raccogliere i contributi specifici di ogni microfono e combinarli per arrivare al suono finale. Anche in questo caso ci viene in aiuto un video del canale Neumann con alcuni esempi molto significativi.

Oltre agli esempi visti nel video, si ricorre molto spesso alla combinazione di un microfono dinamico con uno a nastro perché il suono che ne risulta è particolarmente gradevole e simile all’ascolto diretto.

Quando si usano più microfoni si deve fare in modo che le distanze siano tali da non creare problemi di fase (comb filtering). E’ opportuno, quindi, scegliere posizioni simmetriche rispetto al centro del cono e mettere le capsule alla stessa distanza dalla griglia protettiva della cassa.

La ripresa dell’ambiente

Con le tecniche viste fino ad ora la ripresa è sempre in prossimità della sorgente. Può essere utile, a volte, tenere conto anche delle riflessioni della stanza in cui si registra per dare un’esperienza all’ascoltatore più vicina a quella dell’ascolto diretto. 

In questo caso si interviene con microfoni d'ambiente posti a una distanza tale che il contributo del riverbero naturale sia confrontabile con quello percepito realmente. 

Quando si introduce un microfono d’ambiente, per evitare problemi di comb filtering, è opportuno che la distanza di questo dai due microfoni di prossimità sia superiore a tre volte la distanza tra questi ultimi.

Per questo scopo si usano quasi sempre microfoni a condensatore eventualmente in coppie stereo.  

Abbiamo visto già come ci siano varie possibilità di disposizione di due microfoni per realizzare riprese stereofoniche. Per questa applicazione abbiamo trovato particolarmente efficace la tecnica Mid-Side perché consente di regolare il contributo dell’ambiente in modo specifico e di avvicinarsi con molta fedeltà all’ascolto diretto.

Considerazioni conclusive

Riprendere adeguatamente una chitarra elettrica, nonostante la sua estensione in frequenza va dagli 80Hz ai 7KHz, non è semplicissimo. 

Molto si è lavorato negli anni per rendere giustizia a questo strumento e la sintesi proposta in questo articolo è, per forza di cose, solo un compendio delle best practice riconosciute.

Procedendo come detto si ottengono sicuramente risultati validi. La sperimentazione o l’utilizzo di tecniche alternative è sempre e comunque benvenuto come sempre quando si vuole produrre musica. A presto! 

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