Registrazione, Mix e Mastering
Pubblicato il 22/08/2022
Sin dall’avvento del MIDI i tastieristi hanno potuto evitare di pensare troppo al suono finale delle parti registrate perché questo poteva essere cambiato in post produzione.
Il trucco consiste nel registrare, oltre la traccia audio, anche la corrispondente traccia MIDI da utilizzare, in post produzione, per pilotare lo stesso o altri synth e cercare timbri diversi e più adeguati al particolare brano.
Anche i chitarristi e i bassisti possono utilizzare una tecnica simile denominata Reamp. Vediamo, in questo post, come e quando utilizzarla.
Abbiamo imparato, in un post di qualche settimana fa, che, quando si connette un generatore a un carico, il segnale effettivo dipende dalle impedenze di questi.
In quel caso si parlava di sintetizzatori ma i principi si applicano anche agli strumenti a corda elettrificati con pickup magnetici. In realtà i principi si applicano a tutte le connessioni di questo tipo…
La condizione che si deve verificare è che l’impedenza d’ingresso del sistema a cui è collegata la chitarra (o il basso) deve essere molto maggiore di quella di uscita dello strumento.
I pickup magnetici sono realizzati (semplificando) con un filo di materiale conduttore avvolto su un nucleo magnetico.
Questi sono collegati al circuito di regolazione di volume e tono e, attraverso il cavo, all’ingresso dell’amplificatore (o del primo pedale).
Senza scendere troppo nei dettagli, ragionando sulla composizione dell’ impedenza di uscita di una chitarra o basso elettrici, troviamo che:
Il circuito che ne risulta ha una impedenza (e un comportamento) che varia con la frequenza e ha un valore di impedenza molto alto. Questo comportamento è influenzato anche dal circuito di controllo di tono e volume e dalla qualità (e lunghezza) del cavo utilizzato.
La morale della favola è che lo stadio di ingresso dell'amplificatore (seguendo le specifiche di tipo Instruments) deve avere un’impedenza molto alta per fornire un carico affidabile e non perdere tutte i dettagli sonori della performance..
Tipicamente si trovano valori di 1MOhm (un milione di Ohm) che sono molto maggiori di quello che si trova nelle specifiche degli ingressi per i segnali di livello Line per i quali abbiamo 10KOhm (diecimila Ohm).
Teniamo questa cosa in mente e torniamo a parlare del nostro problema (modificare il suono di una chitarra o basso in post produzione).
Il Reamp si applica in due fasi operando sia in registrazione che mix.
Durante la registrazione si deve registrare, oltre la traccia microfonata, anche una traccia clean.
Per fare questo è necessaria una Direct Inject box (spesso la trovate definita come DI box). Questo dispositivo riceve il segnale dall’uscita dello strumento e fa due operazioni:
Un esempio di DI box è la RND RNDI che trovate sul nostro store.
La DI box deve avere una uscita Thru per mandare comunque il segnale della chitarra o del basso all’amplificatore.
In questo modo si registra il segnale clean dello strumento insieme alle tracce derivanti dalla microfonazione dell’amplificatore.
In fase di mix è possibile, ovviamente, usare quanto già registrato ma, se fosse necessario, si può utilizzare il segnale clean per inviarlo a un nuovo set di amplificatori e microfoni per avere suoni anche radicalmente diversi da quello originale.
Di fatto il segnale clean assume una valenza simile a quello della traccia MIDI nelle registrazioni delle tastiere.
Il segnale clean disponibile dall’uscita Line dell’interfaccia, però, non è adeguato a pilotare un amplificatore per strumento e deve essere elaborato per passare da livello e impedenza Line (+4 dBu, 10 KOhm) a valori compatibili con gli ingressi Instruments di amplificatori ed effetti (-10 dBm, 1MOhm).
I device in grado di fare questo sono denominati Reamp box e, in qualche caso, sono integrati nelle interfacce audio. Vediamo qualche esempio.
Da anni Radial corre in nostro aiuto con una serie di oggetti utili alla vita in studio. In ambito Reamp fornisce il JRC e lo X-Amp (sia in versione per System 500 che come device separato).
Radial JCR è un dispositivo passivo che utilizza il circuito originale progettato da John Cuniberti. Il circuito preserva tutti i dettagli del suono originale e ottimizza livelli e impedenza per raggiungere il nostro scopo.
Radial X-Amp ha la stessa funzione di JCR ma opera con un circuito attivo di disegno originale. Consente di operare su due uscite contemporaneamente.
Tra le innumerevoli caratteristiche positive delle interfacce Antelope Audio c’è anche quella (per alcuni modelli) di garantire pieno supporto alla tecnica del Reamp sia in fase di registrazione che di mix.
Antelope Orion Studio Synergy Core mette a disposizione la possibilità di registrare con specifiche Instruments su tutti gli ingressi di cui è dotata (dodici). I suoni di chitarra o basso possono essere registrati attraverso gli effetti disponibili sulla piattaforma.
In fase di mix è invece possibile eseguire il reamp senza ricorrere a device esterni grazie alle due uscite specifiche di cui è dotata.
Nella Antelope Audio Discrete 8 Pro Synergy Core, invece, gli ingressi che possono essere configurati come Instruments sono due.
Anche in questo caso, sul pannello posteriore, si trovano le due uscite Reamp come evidenziato in figura:
Chiudiamo questa sezione con un video tutorial di Antelope Audio che mostra come configurare le interfacce della casa per realizzare il Reamp.
Ovviamente nulla vieta di utilizzare questa tecnica con segnali diversi da quelli di chitarre e bassi.
Amplificare una voce con un Marshall stack può dare risultati inaspettati. Lo stesso si può dire per i suoni di synth che possono essere fatti passare per ampli e/o effetti senza perdere in qualità.
Il limite, come al solito, è solo la fantasia. Buona sperimentazione!
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